La mia esperienza si potrebbe dire che sia iniziata quasi per caso. In prima media iniziai ad andare a nuoto e per iscriversi serviva il certificato medico che veniva rilasciato dal medico della stessa struttura sportiva, il quale già a quei tempi notò un inizio di scoliosi.
Mia madre quindi preoccupata, mi fece fare delle radiografie e le fece esaminare al pediatra che non sembrò per niente preoccupato, anzi disse che si sarebbe sistemata con la crescita e facendo tanto nuoto.
Purtroppo avvenne il contrario. La scoliosi peggiorò tantissimo. Un sera, nell’anno della terza media, nell’uscire dalla doccia mia mamma notò che avevo un fianco più alto dell’altro e sotto consiglio di mia zia mi portò da Ugo che mi indirizzò al centro ISICO di Vigevano e ci accompagnò anche alla prima visita.
Qui l’ortopedico mi prescrisse il corsetto sforzesco da indossare 23 ore al giorno abbinato alla ginnastica correttiva, che avrei dovuto fare quotidianamente a casa e almeno una volta alla settimana con Ugo in palestra. Da qui allora iniziò ciò che ora potrei definire amicizia, poiché ormai il venerdì pomeriggio era diventato un appuntamento fisso, infatti quando alla fine della quarta superiore, dopo ben 3 corsetti, ho terminato del tutto la “terapia”, la scoliosi da 34° era ridotta a 17°. Il dottore mi disse che non avevo più bisogno del busto e che il mio percorso rieducativo era terminato in modo più che positivo!
Quasi mi dispiaceva non dover più andare in studio a trovarlo ed ascoltare le sue direttive e le sue battute scherzose… Devo ringraziare davvero tanto Ugo, mi ha fatto vivere questa esperienza davvero bene e poi io ero la “sua Roberta”, cosa che mi inorgoglisce tutt’ora sapendo anche che, anche grazie a lui, il mio caso è stato discusso in più convegni internazionali.
Grazie Ugo, ti voglio bene.